OGNI GIORNO...
Qualcuno ha scritto che la lotta per la libertà sta soltanto nella lotta per la liberazione.
Non è passato troppo tempo dagli anni in cui si respirava la gioia rivoluzionaria di un cambiamento possibile... dai giorni in cui uno sparuto gruppo di compagne e compagni, a valle di un insediamento sociale favorevole, ci ha davvero provato mettendo sul piatto quella stessa vita che andava liberata, radicalmente.
Eppure, oggi, quegli anni sembrano lontani...una vita.
Come quel mare tumultuoso in cui ci si gettava presto per imparare a nuotare.
E' il quotidiano stesso, in ogni sua contraddizione, che vissuto/socializzato ogni giorno ci continua a dare questa risposta, oggi.
Ogni giorno in cui l'onda lunga del capitale lascia strascichi e residui di sopravvivenza...e si fa sfruttamento, reclusione, migrazione, tortura, repressione, indifferenza.
Ogni giorno in cui è TAV, è Lampedusa, è l'ora d'aria al Buoncammino o il tempo che non passa mai nelle celle colme di Poggioreale; ogni giorno in cui le ore non son più nemmeno numeri tra i grigi spenti dell'OPG di Aversa, o in cui un cartello continua ad indicare il poligono di Quirra o un allevamento intensivo di carne/profitto.
Ogni giorno in cui si fa un po' meno giorno nelle periferie annichilite e stanche di Milano e Bologna o Trapani, dentro ai quartieri avvelenati di Taranto e Caserta o di Casale Monferrato.
Ogni giorno in cui è ricatto e salario, violenza di genere e patriarcato, culto e controllo...ogni giorno in cui è Pavlos Fissas, Dax o Carlo Giuliani, o in cui il vuoto riempie un vuoto rassegnato nel C.I.E. di Ponte Galeria o nel C.D.A. di Otranto o nel C.A.R.A. di Foggia.
Ogni giorno in cui continua ad essere una fabbrica, un campo rom, uno sfratto, una chiesa, una caserma, una trivella, una divisa.
Ogni giorno in cui la lotta si fa lotta per campare...mentre passa attraverso pezzi di carta ancor prima che per cortei e barricate.
Pezzi di carta a valle di emendamenti xenofobi e normative razziste e fasciste che sgretolano e sviliscono esistenze. Pezzi di carta (a volte sordi, a volte ciechi) come un permesso di soggiorno, un ricongiungimento familiare, una copertura sanitaria, un contratto di lavoro, un affitto, un documento di identità...pezzi di carta in relazione ai quali si è riconosciuti o meno come cladestini o cittadini, richiedenti asilo o rifugiati, votanti o immigrati di prima/seconda/terza generazione, residenti o extracomunitari.
Ma anche figli di, mogli o madri di, sorelle di, sposati con, dipendenti di, appartenenti a...oppure semplicemente come studenti, disoccupati, operai, precari, terroristi, antagonisti, carcerati, animalisti, anarchici, omosessuali, socialmente utili, esodati, suicidati, psichiatrizzati... in ragione di categorie o definizioni socio normalizzanti mirate a codificare ed annichilire ogni forma di esistente, di tessuto, di relazione.
Quegli stessi pezzi di carta che molto più spesso, ogni giorno, un sepolcro liquido come il mar Mediterraneo poi restituisce a riva. Pezzi di carta.
E questa, ogni giorno, non è forse guerra?